mv agusta 750 f4
...una moto da ottantenne...
Dopo le 3 puntate delle moto da quarantenne (XJR, Z1000, ZRX) rimane da parlare di quella che sarà la mia moto se il destino mi concederà di arrivare oltre la soglia degli 80 anni. Il motivo è semplice: l’avete mai guidata? E soprattutto, l’avete mai vista?
Infatti solo dopo averla provata ci si rende conto che questa moto dovrebbe essere confinata nei salotti per essere rimirata, a qualsiasi età!
Nata sul finire degli anni ’90 su iniziativa del compianto Castiglioni al quale, con alterne vicende, non si può negare che abbia commissionato a Tamburini il progetto di quella che si può definire senza tema di smentita LA MOTO Più BELLA DEL MONDO.
Sebbene dalla matita di Tamburini sia nata la Ducati 916 (e successiva evoluzione 996) che rappresenta il perfetto connubio tra bellezza ed essenza racing bisogna riconoscere che la F4 è ancora più bella. Soprattutto nella 1à serie monoposto (l’aver prodotto e venduto la biposto con pedane per passeggero e mini cuscinetto sul codino rappresenta un crimine pari alle stragi di Pol Pot in Cambogia) nella versione bicolore argento e rosso richiama immediatamente quelli che sono stati i colori vincenti perun ventennio sulle piste di tutto il mondo, pur avendo una linea modernissima che rimane attuale anche a quasi 3 lustri dalla sua presentazione. Il faro romboidale fu il primo ad uscire dalla logica rotondo o rettangolare.
La caratteristica uscita degli scarichi sottosella, copywright di Tamburini, è in questo caso impreziosita dalle 4 uscite del complesso 4 in 2 in 1 in 4 , al cui progetto hanno collaborato degli ingegneri in fluidodinamica acustica, produce un suono bellissimo ed entusiasmante, anche se a voler essere pignoli non molto motociclistico. L’urlo del 4 in 1 del contemporaneo Ninja ZX-7RR oltre i 10000 giri è la perfezione del suono motociclistico...........
L’ultima versione (ormai esistono solo le 1000 o 1078) presenta i terminali di scarico squadrati, a mio parere meno belli.
La cura dei particolari e la ricercatezza della componentistica è a livelli da urlo (basti guardare il manettino dell’arricchitore) mentre la strumentazione digitale con contagiri analogico rappresentò il via a questo tipo di rappresentazioni. Il contagiri manca di zona rossa ed ha un grosso led che si accende quando sta per entrare in funzione il limitatore. Il resto delle informazioni sono complicatissime da settare (solo da fermo, col motore in moto tramite il pulsante dell’ avviamento......) e manca l’indicatore del livello benzina.
Una volta in sella, col sedere più alto delle spalle, le gambe piegate in una angolazione improbabile lo spigolo del serbatoio che spinge sulla parte bassa dello stomaco ci si butta verso il manubrio e sentendo tutto il peso che grava sui polsi ci si rende conto che in quella posizione, pur angolando il collo in stile garrota spagnola lo sguardo riesce ad arrivare a malapena 2 metri avanti alla ruota. Ma appena ci si prova a muovere ecco la sorpresa: nonostante il ridicolo angolo di sterzo (ci vogliono 4 corsie per fare un’inversione) appena il manubrio esce dalla posizione centrata ecco che il dolore dei pollici stritolati tra i mezzi sterzi ed il serbatoio ci fa chiedere perchè mai abbiamo preso questa moto.
In dinamica la moto non è male, pur mancando della agilità della contemporanea GSXR 750 anche a causa dei circa 20 kg in più rispetto alle supersportive giapponesi della stassa epoca. Sul veloce la moto è molto stabile e segue le traiettorie con precisione ferroviaria, il motore sviluppa un allungo notevolissimpo e la frenata è potentissima. I consumi, forse anche grazie alle testate disegnate dalla Ferrari sono automobilistici ( e parlo di auto col cavallino rampante).
In compenso basta fare qualche chilometro ad andatura moderata per vedere la temperatura dell’acqua a livello di fusione nucleare a Fukushima mentre sotto il sedere si avverte una sensazione tipo sedili riscaldati della Volvo.Non oso pensare alla versione biposto, per non parlare di quella che diventerebbe la distribuzione dei pesi.
Le serie successive oltre a diverse fluidodinamiche del motore che ne incrementano la potenza presentano anche un doppio radiatore. Chissà perchè...
Quando si torna a casa dopo un’uscita con la F4 si prova una notevole soddisfazione, non so se per la fine del supplizio o perchè in fondo ci si è divertiti.
Ma perchè allora ci si innamora di questa moto?
Una sola risposta: GUARDATELA.
Marco T.
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