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lotus super seven

 

Colin Chapman il fondatore della Lotus, diceva che il modo per migliorare un’auto da corsa era ‘aggiungere leggerezza’. Fedele a questa sua idea progettò la Lotus super seven che fu declinata in quattro successive versioni. La prima vide la luce nel 1957 e aveva un telaio tubolare rivestito di pannelli in alluminio, praticamente uguale come concezione alle formula 1 dell’epoca ed agli aereoplani da caccia della II guerra mondiale. Unica concessione all’uso stradale il fatto di essere biposto. Motorizzata con un ford 948cc da 39 (!) cavalli o con un più nobile Coventry Climax FWA 1098cc con 75 cv. Per l’epoca un motore da corsa. Il successo fu immediato tanto che nel 1960 venne lanciata la S2, nel 68 la S3 (la più riuscita e bella)  nel 1970 fu la volta dell’orrenda S4 che nel tentativo di rendere l’auto meno spartana stravolse il progetto originario e fu tolta di produzione nel 1973 dopo soli 664 (665?) esemplari prodotti. Chapman, ritenendo la Seven non più in linea con la produzione Lotus (che aveva vinto nel frattempo 3 titoli mondiali in F1) ne demandò la produzione alla Caterham a cui poi nel 1973 cedette i diritti di fabbricazione. La Caterham dopo aver assemblato le ultime orrende S4 ritornò a produrre la S3, produzione che continua a tutt’oggi.

Negli anni sulla super seven sono stati montati una gran varietà di motori, dai ford aste e bilancieri ai prestigiosi Cosworth e Lotus.

Ne ho avute due: la prima con un ford 1600 (alimentato da due carburatori doppio corpo da 40) per 135cv, la seconda con un vauxhall 2000 a iniezione da 175 cv. Benchè la seconda fosse prestazionalmente molto superiore, faceva più di 220 kmh e toccava i 100 kmh in poco più di 4 sec, il rauco borbottio che si trasformava in un urlo dei due doppio corpo rendeva la prima molto più entusiasmante. Divertentissima da guidare nonché molto redditizia sul misto, sulla strada che porta a Fregene allora molto più tortuosa di oggi, ho messo in riga molte arroganti Porsche ed altezzose Ferrari. Macchine che va detto all’epoca erano tutt’altro che facili da guidare. Grazie al peso di 550 kg, al ponte de dion, al fatto di essere seduti letteralmente sull’assale posteriore la seven si faceva guidare meravigliosamente bene e si poteva provare l’ebbrezza di percorrere le curve in sbandata controllata con relativa facilità.

Contrappasso a tanta goduria era una spaventosa scomodità. Era a tutti gli effetti una macchina da corsa per cui d’inverno si gelava  e d’estate il motore praticamente dentro l’abitacolo con un lamierino d’alluminio come unico divisorio rendeva la temperatura insopportabile. La macchina era praticamente un go-kart il che la rendeva reattiva e precisa ma si prendevano certe botte alla schiena da lasciare senza fiato. Aggiungiamo che non erano previsti sportelli ma solo due ripari in tela e plastica trasparente, i sedili da corsa, la capotta in tela talmente precaria che era quasi come non averla e si capisce che oltre la veloce scorribanda non si andava.

…però si rimorchiava alla grande !!!

 

s2

spaccato dell's2

l'orrida S4

 

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