Harley Davidson sportster 883
L’Harley Davidson sportster è probabilmente una delle moto più conosciute al mondo, di sicuro la più longeva. E’ nata infatti nel 1957 ed è arrivata sino ad oggi incredibilmente uguale a se stessa. Tra la sportster del 57 e quella odierna non c’è ovviamente neanche un solo bullone in comune, tuttavia il colpo d’occhio è impressionante a conferma di un progetto riuscito al di là delle mode. Può piacere o meno, ma è moto che è icona di se stessa. Un archetipo motociclistico.
La 883R è la sportster più fedele agli stilemi del modello originale, dal serbatoio penauts sino all’avantreno snello e leggero. Oltre naturalmente al grosso v-twin ad aria.
Le vibrazioni sono un ricordo del passato: grazie al motore montato elasticamente sono presenti solo al minimo dove scuotono il grosso bicilindrico dando un piacere fisico al pilota: il motorone è vivo. Poi in marcia scompaiono. La 883 è la più piccola delle hd, anche visivamente è raccolta, ma sono sempre 250 kg di metalli vari. Plastica zero. Il che tra l’altro la rende eterna perché il metallo si può aggiustare, saldare, verniciare ecc. La plastica cristallizza, si spacca ed è irreparabile. Tra altri 50 anni la sportster ci sarà, delle moto di plastica o peggio degli scooter non rimarrà più nulla. Però occorre fare attenzione a come si parcheggia: basta una lieve pendenza ed occorrono muscoli d’acciaio o bisogna farsi aiutare. Comodo e sicuro il cavalletto laterale che si blocca in apertura con il peso della moto. Soluzione che mi piacerebbe fosse applicata anche su altre motociclette.
Con la sella bassa ed il baricentro a suo volta bassissimo l’ harley si maneggia con facilità sia da fermo che in moto dove mostra un’agilità insospettabile. E con una facilità di guida disarmante anche grazie al buon angolo di sterzo e all’ampio manubrio. Esistono un numero infinito di selle e manubri per adattare l’883 alle proprie misure, ai propri gusti di guida, in una parola per cucirsela addosso.
La coppia e la rotondità del motore nel prendere i giri aiutano ad uscire da qualsiasi situazione, a chiudere qualsiasi curva. In salita è una goduria, qualsiasi sia la marcia innestata, riprendere velocità con decisione semplicemente aprendo il gas. E anche se ha prestazioni tranquille la moto è pur sempre in grado di lasciare al palo qualsiasi t-max sia in accelerazione che in velocità, con grande incredulità dei proprietari dei suddetti scooteroni. Provare per credere.
La ciclistica, tenendo in dovuto conto la tipologia della moto, è sana e si comporta bene. Solo le pedane toccando in curva ci avvertono che stiamo esagerando. Gli ammortizzatori di serie a bassa velocità sono duri e restituiscono tutte le asperità alla schiena del guidatore per contro vanno a pacco sulle sconnessioni più secche in velocità. Per fortuna ci sono infinite soluzioni nell’immenso mondo after market che esiste per le harley
Minimalista la strumentazione, solo il tachimetro e qualche spia. Personalmente piace più così che nella versione a due orologi con il contagiri. E’ più aderente allo spirito dell’oggetto. In ogni caso… vedi sopra, le soluzioni possibili sono infinite.
In velocità non c’è riparo aereodinamico (a meno di montare un parabrezza, il che cambia tutto) e anche la posizione di guida non aiuta per cui oltre le velocità codice in autostrada ci si stanca, comoda invece la posizione a velocità più ridotte. I freni sono onesti ma niente di più. Bisogna fare attenzione al posteriore sin troppo pronto e potente e quindi incline al bloccaggio. Purtroppo gli americani e molti utenti europei di questa moto lo vogliono così. Il doppio disco anteriore complice sia l’esile forcella da 39mm, che soffre un po’ nelle staccate più decise, sia la gomma di sezione non certo generosa può portare a qualche bloccaggio se usato con poco criterio. Un abs sarebbe auspicabile.
Non è una moto sportiva, non è una moto da viaggio, non è certo una passista veloce. Le harley davidson sono moto fuori dalla mischia, sono un universo parallelo. E’ perfetta per fare una passeggiata godendo della moto, del viaggio e del paesaggio, Guidandola si capisce la filosofia biker quando dice che il viaggio è la meta.
E visto che dal 1957 a tutt’oggi è un successo planetario qualcosa di vero deve esserci…
Marco a. – all the bikes
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