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beta M4

 

La moto si presenta bene, linea snella, raccolta e grintosa con ottima posizione di guida che assicura un buon controllo della moto pur senza stancare. E’ ben assemblata anche se con componentistica economica, forse troppo in alcuni comparti. Il manubrio è in ferro e questo fa sì che si avvertano di più le vibrazioni agli alti regimi e la sella dopo un po’ si rivela troppo cedevole nell’imbottitura. La strumentazione elettronica è piccola e minimalista, al posto dell’indicatore carica batteria un contagiri, come sul vecchio modello, sarebbe più utile.

Il motore è il suzuki 350 sei marce ad aria che fu della gloriosa DR, un motore indistruttibile, parco nei consumi e dalla manutenzione praticamente inesistente. Non è molto potente, circa 30 cv, ma l’erogazione è lineare e pulita e ha una buona coppia sin dai bassi regimi. Riprende bene con qualsiasi marcia e come tutti i mono è un po’ carente in allungo. Frizione morbida, ben modulabile e robusta. L’unica vera critica riguarda il cambio, spesso un po’ duro nell’azionamento. Avviamento a caldo sempre pronto, a freddo a volte bisogna insistere un po’ soprattutto se dopo una lunga sosta si è svuotata la vaschetta del carburatore.

La ciclistica è ben dimensionata e grazie alla quote assai svelte ed al peso estremamente contenuto rende la moto molto maneggevole, agile e sicura. Solamente nei curvoni presi ad alta velocità si avverte qualche imprecisione dovuta sia all’avancorsa ridottissima che all’ammortizzatore posteriore ai minimi sindacali. Per contro la forcella è robusta e scorrevole, ben frenata e pur non regolabile è sicuramente uno dei componenti migliori della moto.

La pompa grimeca ciclomotoristica, la pinza economica e per di più montata su un distanziale, il disco costruito con materiale di scarsa qualità, sono tutti elementi che concorrono a rendere la frenata, soprattutto all’anteriore, il più grave difetto della M4. Ed è un difetto grave anche perché non è né semplice né economico porvi rimedio.

Sia chiaro, L’M4 frena, però siamo lontanissimi dallo stato dell’arte.

Nonostante le prestazioni limitate ci si possono togliere belle soddisfazioni sullo stretto e se guidata con un minimo di esperienza non fa rimpiangere cilindrate anche molto superiori. Accetta anche, come tutte le motard, qualche escursione sullo sterrato dove, grazie alla ciclistica sana, si comporta bene e fa divertire.

E’ una moto che viene presa poco in considerazione per la sua potenza limitata (in Italia siamo tutti pilotoni) ma che invece sarebbe adattissima per un gran numero di persone che si troverebbero a sfruttarne senza problemi la potenza ottenendo risultati, e divertimento, sicuramente superiori a quello che riescono a fare con moto molto più impegnative.

Marco A. - all the bikes

 

 

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